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La quarta prova di Chloe: La cagna


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
04.06.2025    |    759    |    2 9.4
"Fabio non si fermava, la frusta che cadeva senza pietà, finché Chloe non fu al confine del collasso, il suo corpo un groviglio di dolore e desiderio..."
Il crepuscolo dipingeva le colline lombarde di sfumature arancioni, avvolgendo la fattoria in un silenzio che sembrava amplificare ogni rumore: il fruscio delle foglie, il crepitio di un fuoco lontano, l’odore pungente di fieno e terra umida. Chloe, il cuore che le martellava nel petto, scese dall’auto di Fabio, il suo padrone, un ingegnere romano di 48 anni, robusto, con un’aria di autorità che la faceva tremare di paura e desiderio. Indossava un vestito nero aderente, senza mutandine, come Fabio le aveva ordinato, e autoreggenti nere che le accarezzavano le cosce, i tacchi vertiginosi che affondavano nel terreno ghiaioso. Il collare di pelle nera le stringeva il collo, un simbolo della sua sottomissione, mentre un plug anale, infilato quella mattina, le dilatava il culo, un promemoria costante del suo ruolo. Il corpo di Chloe portava ancora i segni della terza prova: lividi sulle natiche, il culo arrossato, i muscoli doloranti per le dilatazioni estreme.
Fabio la guardò, i suoi occhi castani che bruciavano di passione e controllo. “Questa sera sarà la tua quarta ed ultima prova e sarà la più dura. Chloe, stasera non sarai una schiava, non sarai una donna,” disse, la voce profonda, ogni parola un coltello che affondava nella sua mente. “Sei una cagna. La mia cagna. Obbedirai ai miei comandi come un animale: cammina, resta, salta, terra, alza, sdraiata di schiena, vieni, ferma. ‘Terra’ significa tette a terra, culo in alto, pronta a essere montata. ‘Alza’ significa in ginocchio, mani dietro la schiena, seno esposto. ‘Sdraiata di schiena’ significa gambe aperte, fica in mostra. ‘Vieni’ significa orgasmo, e se non vieni a comando, ti frusterò culo e fica finché non lo farai. ‘Ferma’ significa restare immobile, qualsiasi punizione riceverai. Hai capito, cagna?” Chloe, il viso rigato da un misto di paura e eccitazione, abbassò lo sguardo, i suoi occhi verdi lucidi, e sussurrò: “Sì, padrone.” Fabio annuì, soddisfatto, la frusta di cuoio nero che teneva in mano che oscillava minacciosa.
La condusse nel casolare, una stanza rustica con travi di legno annerite e un pavimento di pietra fredda, illuminata da lanterne che gettavano ombre danzanti. Un pubblico di una dozzina di figure mascherate, uomini e donne avvolti in mantelli scuri, era seduto su sedie di legno lungo le pareti, gli occhi che brillavano di attesa. L’aria odorava di cuoio, cera bruciata e sudore, un’atmosfera carica di tensione ritualistica. Fabio fece un gesto, e Chloe si inginocchiò, il vestito ancora addosso, il plug che le premeva dentro, un dolore sordo che la faceva fremere. “Spogliati, cagna,” ordinò, e lei obbedì, il tessuto che scivolava a terra, rivelando il suo corpo nudo, i seni pieni, i capezzoli turgidi, la fica rasata che luccicava sotto le luci. Fabio le infilò un plug anale più grande, con una coda di pelliccia nera come una cagna, il metallo che le dilatava il culo, un gemito che le sfuggiva mentre la coda sfiorava le sue cosce. Le posizionò un cerchietto con orecchie da cagna, un tocco umiliante che la trasformava in una creatura sottomessa. Il pubblico mormorava, alcuni ridendo, altri incitandola: “Mostra chi sei, cagna!”.
“Cammina, cagna!” ordinò Fabio, e Chloe si mosse a quattro zampe, il pavimento freddo che le graffiava le ginocchia, la coda che oscillava, il plug che le stimolava il culo a ogni passo. Fabio alzò la frusta e la colpì sul culo: uno, due, tre colpi, il cuoio che sibilava nell’aria, lasciando segni rossi che bruciavano come fuoco. Chloe gemette, il dolore che si mescolava a un’eccitazione perversa, ma continuò a camminare, sapendo che ogni esitazione sarebbe stata punita. “Resta!” disse Fabio, e lei si fermò, il corpo teso, mentre la frusta colpiva ancora, su culo e schiena, la pelle che si arrossava, un mosaico di linee scarlatte. Chloe soffriva in silenzio, il respiro spezzato, sapendo di essere solo una cagna, il suo ruolo ridotto a quello di un animale obbediente. “Alza!” ordinò, e lei si inginocchiò, mani dietro la schiena, il seno esposto, i capezzoli duri come pietre. Fabio frustò le sue tette, colpi violenti che echeggiavano nella stanza, uno dei quali prese il capezzolo sinistro, un rivolo di sangue che colava, il pubblico che tratteneva il fiato. Chloe strinse i denti, il dolore acuto che la faceva tremare, ma non si mosse.
“Sdraiata di schiena!” ordinò Fabio, e Chloe si sdraiò sul pavimento gelido, le gambe aperte, la fica esposta, il plug che le premeva dentro. Fabio si avvicinò, la frusta che danzava nella sua mano, e iniziò a colpirle la fica, frustate forti, incessanti, il cuoio che sibilava contro la sua carne sensibile. “Ferma, cagna!” ringhiò, mentre Chloe urlava, il dolore che la devastava, ma la sua fica si bagnava, un calore umido che tradiva la sua eccitazione. Ogni colpo era un’esplosione, la sua pelle che bruciava, il pubblico che mormorava, rapito dalla sua resistenza. Fabio non si fermava, la frusta che cadeva senza pietà, finché Chloe non fu al confine del collasso, il suo corpo un groviglio di dolore e desiderio. Poi, improvvisamente, si fermò, il suo sguardo severo ma orgoglioso. “Brava, cagna,” disse, posando la frusta. “Ora, vediamo se sai servire davvero cagna.”
Chloe, il cuore che le martellava nel petto, abbassò lo sguardo, i suoi occhi verdi lucidi di lacrime e desiderio, e annuì, un gemito soffocato che le sfuggiva dalle labbra.
Fabio fece un cenno, e due cani pastore entrarono nella stanza, il loro passo pesante che echeggiava sul pavimento. Franz e Schatz, servi del padrone, erano due tedeschi dal fisico imponente, il pelo che luccicava sotto le lanterne. Franz, massiccio e muscoloso, con un’aria selvaggia, aveva gli occhi affamati. Schatz, più snello ma altrettanto intenso, aveva un torso definito e il cazzo nerboruto che pulsava, un odore forte che Chloe avrebbe presto percepito. Il pubblico trattenne il fiato, l’atmosfera carica di un’energia animalesca, primordiale, che sembrava sul punto di esplodere. Le due bestie giravano intorno al corpo martoriato di Chloe ed i suoi umori li attiravano come miele.
“Terra, cagna!” ordinò Fabio, e Chloe obbedì all’istante, abbassando le tette sul pavimento gelido, il capezzolo sanguinante che bruciava al contatto, e alzando il culo, la coda del plug che ondeggiava, il buco dilatato che pulsava. Franz si avvicinò, i suoi passi lenti come un predatore che studia la preda. La sua lingua scivolò sul culo di Chloe, leccando attorno al plug, poi scese sulla fica, un sollievo caldo e umido dopo le frustate, facendola gemere, il corpo che si tendeva per il piacere. Il pubblico mormorava, rapito dalla scena. Franz, senza remore, le saltò addosso, il suo cazzo nerboruto spesso che si infilò nella fica pulsante di Chloe con una spinta brutale, dilatandola fino al limite e tutto il suo nodo si conficcò dentro di lei. Ogni affondo era un’esplosione, il plug nel culo che riceveva i colpi e si conficcava più a fondo, un dolore acuto che si mescolava al piacere devastante. “Vieni, cagna!” ordinò Fabio, e Chloe, il corpo scosso, si concentrò, la fica che si contraeva attorno al cazzo di Franz, un orgasmo violento che la fece urlare, il pubblico che applaudiva. Franz venne, riempiendola di sperma caldo, il suo grugnito animalesco che echeggiava mentre si ritraeva, il liquido che colava lungo le cosce di Chloe.
Schatz che continuava a girare intorno a Chloe leccandola in faccia e sulle tette si posizionò davanti a lei. “Alza, cagna!” disse Fabio, e Chloe si inginocchiò, mani dietro la schiena, il seno esposto, il viso rigato di sudore e lacrime. Fabio ordinò: “Leccagli il cazzo, cagna!” cosi Chloe si abbasso sotto il ventre di Schatz si avvicinò, il suo cazzo nero e nerboruto a pochi centimetri dalla sua bocca, un odore forte, un misto di sudore e un lieve sentore di piscio, che la fece rabbrividire di disgusto ma anche di eccitazione. Chloe lo prese in bocca si sentiva veramente una cagna, la lingua che leccava quel cazzo animale, succhiandolo con forza, il cazzo che cresceva, riempiendole la gola. Fabio la osservava, la frusta pronta, e disse: “Vieni, cagna!” Chloe, la bocca piena, si sforzò, toccandosi la fica con una mano libera, ma non riusciva allora Fabio comincio a picchiarla con la frusta di cuoi sulla fica ed urlava "Vieni cagna"; il dolore si fece intenso ed il cazzo in bocca del cane la stava veramente umiliando sotto le frustate si alzò sempre più il suo desiderio ed un orgasmo violento la scosse mentre il cazzo di Schatz le pulsava contro la lingua. Il pubblico esplose in un’esclamazione ed in applausi di approvazione per essere venuta frustata sulla fica.
“Terra!” ordinò Fabio, e Chloe tornò a quattro zampe, tette a terra, culo in alto. Schatz si posiziono dietro di lei attratto dal suo orgasmo, la lingua che leccava la fica ancora pulsante di sperma e dolorante per le frustate, un sollievo caldo che la fece gemere, poi risalì, leccandole le tette, i capezzoli dolenti, mordicchiando il capezzolo sanguinante, un dolore che la fece sobbalzare. Leccò il suo viso, la lingua ruvida che lasciava una scia umida, un gesto umiliante che accese un fuoco in lei. Poi, con un balzo, le saltò dietro, montandola come una cagna, ululando, un suono selvaggio che riempì la stanza. Il suo cazzo entrò nella fica con forza, ogni spinta che la scuoteva, il plug che amplificava il dolore, le natiche che tremavano sotto l’assalto. “Vieni, cagna!” ordinò Fabio, e Chloe, al confine del collasso, si lasciò andare, un orgasmo che la devastò, il suo urlo che si mescolava all’ululato di Schatz che con il suo nodo dentro di lei la stava dilatando. Schatz venne, riempiendola, lo sborra canina che si mescolava a quello di Franz, colando in rivoli caldi lungo le sue cosce.
Chloe, esausta, il corpo scosso da spasmi, rimase a quattro zampe, il respiro pesante, la fica e il culo che pulsavano di dolore e piacere. Fabio si avvicinò, la frusta ancora in mano, e le accarezzò il viso, un gesto che contrastava con la sua crudeltà. “Brava, cagna, hai servito” disse, la voce carica di orgoglio. “Ma non è finita.” Franz e Schatz si ritirarono lasciando Chloe al centro della stanza, il pubblico che applaudiva, l’atmosfera ancora carica di tensione. Chloe, il cuore pieno di un misto di umiliazione e trionfo, sapeva di essere una cagna, ma anche qualcosa di più: la creatura che Fabio aveva plasmato per il suo piacere una cagna che si viene scopata anche dai cani.
Chloe, il cuore che le martellava nel petto, alzò lo sguardo verso Fabio, i suoi occhi verdi lucidi di lacrime, paura e un desiderio oscuro che la consumava. Il pubblico, rapito dalla scena primordiale, tratteneva il fiato. Fabio fece un gesto ampio con la frusta, invitando le figure mascherate ad avvicinarsi. “Venite, tutti voi,” ordinò, la voce carica di autorità. “La mia cagna vi servirà. Lecca i loro cazzi, cagna, e bevi tutto. Ogni goccia che cade sarà una frustata su culo o fica. Non deludermi.” Le figure, uomini e donne avvolti in mantelli scuri, si alzarono, un cerchio di ombre che si chiudeva attorno a Chloe. Uno a uno, gli uomini slacciarono i pantaloni, i cazzi di ogni forma e dimensione che si ergevano davanti al suo viso, un mosaico di carne pulsante che odorava di sudore e desiderio.
“Alza, cagna!” ordinò Fabio, e Chloe si inginocchiò, mani dietro la schiena, il seno esposto, il capezzolo sanguinante che bruciava. Il primo uomo, un tipo corpulento con un cazzo tozzo, le si avvicinò. Chloe, obbediente, aprì la bocca, la lingua che scivolava sulla testa del cazzo, succhiandolo con forza, il sapore salato che le riempiva il palato. L’uomo gemette, spingendo più a fondo, e venne con un grugnito, fiotti caldi che le inondarono la gola. Chloe deglutì, il liquido denso che le scivolava nello stomaco, ma una goccia sfuggì, colando sul suo mento. “Cagna incapace!” ringhiò Fabio, e la frusta sibilò, colpendole la fica con un colpo secco. Chloe urlò, il dolore acuto che la fece sobbalzare, ma rimase immobile, sapendo che ogni movimento sarebbe stato punito. Le donne li presenti ridevano ed una di loro eccita dalla sofferenza di Chloe si posiziono su di lei e prese ad urinarle addosso. Il piscio caldo le bagnava i capelli mentre il secondo uomo si posizionò difronte a lei.
Il secondo uomo, magro e con un cazzo lungo, la prese per il collo, scopandole la bocca con ritmo frenetico. Chloe, la gola che bruciava, succhiava, le labbra strette attorno al cazzo, mentre Fabio la osservava, la frusta pronta. L’uomo venne, spruzzi caldi che le riempirono la bocca, e Chloe deglutì avidamente, ogni goccia che scendeva senza sprechi. Il pubblico mormorava, impressionato dalla sua obbedienza. Uno a uno, gli uomini si avvicinarono: un cazzo curvo che le sfregava la lingua, un altro spesso che le dilatava la gola, un terzo che odorava di muschio e la fece rabbrividire. Ogni sborrata era un rituale: Chloe beveva, il sapore amaro che si mescolava al dolore delle frustate quando una goccia cadeva. Una frustata sul culo, rossa e bruciante, quando un uomo venne troppo in fretta; un’altra sulla fica, che la fece urlare, quando una sborrata abbondante le colò sul seno. “Bevi, cagna!” ordinava Fabio, la frusta che danzava senza pietà, il pubblico che applaudiva ogni colpo. Un'altra donna seguì le gesta della sua amica si mise sopra a Chloe e le ordinò di aprire la bocca e le pisciò sulla faccia ed in bocca e Fabio contento le ordinò anche di bere tutto.
Dopo l’ultimo uomo, il fattore, un uomo rozzo con mani callose e un cazzo grosso come un tronco, reclamò la sua parte. “Ferma, cagna!” disse Fabio, e Chloe rimase inginocchiata, il corpo tremante. Il fattore le afferrò la testa, scopandole la gola con una forza brutale, il cazzo che le ostruiva il respiro, un odore acre che la soffocava. Fabio, accanto a lei, ordinò: “Vieni, cagna!” Chloe, disperata, si toccò la fica molto provata, le dita che scivolavano sul clitoride gonfio, il dolore e l’umiliazione che si trasformavano in un piacere devastante, l'odore di piscio che la ricopriva. Il fattore venne, fiotti caldi che le inondarono la gola, e Chloe, soffocata ma obbediente, raggiunse un orgasmo violento, il suo urlo strozzato che si mescolava al gusto dello sperma. Una goccia sfuggì, e Fabio la frustò sulla fica proprio all'apice del suo orgasmo, un colpo che la fece crollare, il corpo scosso da spasmi.
Il pubblico esplose in un applauso, le figure mascherate che si ritiravano, soddisfatte. Chloe, esausta, il corpo un groviglio di dolore e piacere, rimase inginocchiata, lo sperma che le colava dal mento, la fica e il culo che pulsavano. Fabio si avvicinò, posando la frusta, e la guardò con un’intensità che la fece tremare. “Hai superato l'ultima prova, cagna,” disse, la voce carica di emozione. “Vieni, ora ti ripulisco.” La prese in braccio, il suo corpo caldo contro il suo, e la portò in nel bagno adiacente, una stanza spartana con una vasca di metallo e un rubinetto che gocciolava.
L’acqua tiepida scorreva sulla pelle di Chloe, lenendo le ferite, mentre Fabio, con una delicatezza che contrastava con la sua crudeltà, la lavava. Le sue mani, ruvide ma gentili, sfregavano il sapone sui segni rossi, il capezzolo sanguinante, la fica gonfia. Applicò una pomata lenitiva sul culo, togliendo il plug con cura, un gemito che sfuggiva a Chloe mentre il buco si contraeva. Le medicò il capezzolo, bendandolo con una garza, e le accarezzò il viso, togliendole le orecchie da cagna. “Chloe,” sussurrò, il tono diverso, morbido, carico di un amore che la spiazzò. “Sei la donna che amo più di ogni cosa. Da stasera, sei completamente mia. La mia regina.” La baciò, un bacio lento, profondo, le lingue che si intrecciavano, un gesto che sigillava il loro legame. Chloe, il cuore pieno, ricambiò, le lacrime che si mescolavano all’acqua, sapendo di essere sua, non solo come cagna, ma come qualcosa di più grande.
Fabio la avvolse in un asciugamano, portandola fuori dal bagno, il casolare ormai silenzioso, il pubblico disperso. La fece sedere su una sedia di legno, le offrì un bicchiere d’acqua, e le accarezzò i capelli, un gesto di tenerezza che la fece sentire, per la prima volta, non solo sottomessa, ma amata. “Hai superato ogni prova, Chloe,” disse, gli occhi che brillavano. “Sei la mia opera d’arte.” Chloe, esausta ma trionfante, sorrise, il suo corpo dolorante ma il cuore leggero. Sapeva che quella notte l’aveva cambiata per sempre, consacrandola come la regina del piacere di Fabio, un ruolo che avrebbe portato con orgoglio.
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